Prospettiva storica
Durante il lungo periodo che intercorre grossomodo tra il 1945 ( anno di fine della Seconda Guerra Mondiale) e il 1989 ( anno della caduta del muro di Berlino), seguito nel 1990-1991 dalla dissoluzione dell’URSS, il mondo ha vissuto il periodo della cosiddetta “Guerra Fredda”. Si tratta di un periodo di oltre quarant’anni in cui il mondo è stato letteralmente diviso in due blocchi: il blocco occidentale filo-americano, composto da Stati Uniti, Europa ed alleati, ed un blocco filo-sovietico, composto dall’Unione Sovietica, dai suoi stati satelliti nell’Europa Orientale ( il cosiddetto Comecon) e da altri paesi a regime comunista sparsi per il mondo ( Cina, Vietnam, Cuba ad esempio).
A questi due blocchi se ne aggiungeva poi un terzo, quello dei cosiddetti “paesi non allineati”, ovvero che cercavano di essere equidistanti dagli altri due blocchi. Il movimento dei paesi non allineati nasce con la Conferenza di Bandung ( isola di Giava, Indonesia) nel 1955 e aveva tra i due maggiori promotori la Yugoslavia e l’Egitto di Nasser. In questo gruppo si riconoscevano molti paesi ex-colonie, che vedevano con sospetto il nuovo imperialismo tanto degli Stati Uniti che dell’Unione Sovietica.
La guerra fredda è stata caratterizzata da un continuo scontro a distanza e un sostanziale equilibrio tra le due superpotenze planetarie, appunto USA e URSS. Questa età è stata spesso definita “età atomica”, a causa della deterrenza nucleare, vero e proprio leit-motiv di tutto questo periodo. Questi anni ( specialmente i primi decenni, si pensi alla crisi dei missili di Cuba) sono stati caratterizzati dal costante timore di una guerra nucleare e da un proliferare di armamenti e test nucleari. Anche dal punto di vista della “storia ambientale” questi anni risultano fondamentali. In particolare il 1945 e la creazione delle prime testate atomiche rappresenta un vero e proprio ” ground zero” ( e per alcuni, un punto di non-ritorno) nella storia ambientale.
Storia ambientale delle armi atomiche
Da quel momento in poi infatti il boom economico del Dopoguerra porta per la prima volta nella storia umana ad avvicinare e poi superare la capacità di carico del pianeta. Gli anni del dopoguerra portano a una pressione sull’ambiente mai sperimentata fino ad allora e intere regioni, ancora quasi incontaminate fino ad allora, conoscono processi di inquinamento su di una scala fino ad allora impensabile.
Ma tornando alle armi atomiche, è indicativo che lo studioso olandese Paul Crutzen, insieme all’americano Eugene Filmore Stoermer, coniando nel 2000 il termine Antropocene ( con il quale intendono dire che l’uomo è ormai diventato una forza geologica capace di modificare permanentemente il pianeta) e fissino l’inizio di quest’era o nel 1784 ( anno dell’invenzione della macchina a vapore di James Watt) oppure nel 1945, anno del primo test nucleare. E difatti proprio Stoermer ci dice come i numerosi test nucleari del dopoguerra abbiano creato una vera e propria “traccia stratigrafica radioattiva”, che sarà misurabile ancora per centinaia di migliaia di anni.
Se infatti un sacchetto di plastica “non degradabile” ci mette tra i 10 e i 30 anni per decomporsi completamente e una bottiglia di vetro circa 1000 anni, alcune particelle radioattive prodotte riescono a perdere la propria carica radioattiva dopo molto, molto più tempo. Il plutonio-239 ha infatti un tempo di dimezzamento di 24.000 anni, mentre l’uranio-235 dimezza la propria carica radioattiva dopo… 700 milioni di anni! Di fatto quindi, se l’uomo dovesse scomparire dalla faccia della terra, è assai probabile che tra qualche decina di migliaia di anni le uniche “vestigia” della nostra esistenza sarebbero le radiazioni prodotte dal decadimento nucleare ( a tal proposito, di notevole interesse è il libro “il mondo senza di noi”, ” the world without us” , Alan Weisman, 2007).
La presenza nucleare di oggi nel mondo
Oggi nel mondo esistono due tipi di energia nucleare:
- Energia nucleare per usi civili, usata per produrre energia nelle centrali nucleari
- Ordigni nucleari di vario ordine e potenza, a scopi militari ( per fortuna mai utilizzati dopo Hiroshima e Nagasaki)
Nel primo caso dobbiamo ricordare come oggi nel mondo siano connessi alla rete elettrica 441 reattori nucleari ( una centrale ne può ospitare da uno fino a sette-otto). Gli Stati Uniti sono il primo paese in questo campo, con 93 reattori attivi, seguiti da Cina ( 56), Francia ( 51), Russia ( 38), Giappone ( 33), Corea del Sud (24). I primi tre produttori sono nell’ordine: Usa, Francia e Cina ( che però a breve sarà seconda).
Nel secondo caso è spaventoso constatare come nel mondo siano ancora presenti al 2021 circa 13.000 armi nucleari. Circa il 30% di esse sono utilizzabili immediatamente, disponibili a forze operative. A fare la parte del leone sono gli Stati Uniti e l’erede dell’URSS, la Russia, che insieme possiedono il 90% delle testate globali, eclissando qualunque altro paese. La Russia risulta il leader supremo, con 5977 testate ( contro le 5428 degli Usa). Questi ultimi però sono leggermente in vantaggio per quanto riguarda quelle disponibili al combattimento ( 1644 contro 1588).
Le altre tre grandi potenze nucleari planetarie sono la Cina, che possiede 350 testate circa. ( il numero di testate pronte al combattimento è sconosciuto); la Francia ( 290, di cui 280 pronte all’uso, la percentuale sul totale più elevata al mondo) e il Regno Unito ( 225 testate, di cui 120 pronte all’uso). Questi cinque paesi sono le cinque potenze nucleari, nonché i vincitori della Seconda Guerra Mondiale e i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ( ONU). Questi cinque paesi sono anche i firmatari del NPT ( Nuclear Non-Proliferation Treaty, Trattato di Non Proliferazione delle Armi Nucleari), entrato in effetto nel 1970. Questo trattato doveva porre un freno al proliferare degli armamenti atomici, ma la corsa agli armamenti è continuata. Basti pensare che nel 1986 è stato raggiunto il numero più alto di testate nucleari mai visto ( pari a circa 70.000 testate, sette volte il valore odierno).
Altri paesi con armi nucleari di cui sappiamo l’esistenza sono l’India con 160 testate, il Pakistan con 165 e la Corea del Nord con 20. Questi stati non anno mai firmato il trattato sulla non-proliferazione delle armi nucleari. Altri paesi sospettati di avere armi nucleari, ma che di fatto non sono mai stati scoperti, sono Israele e il Sudafrica. Negli anni passati altri paesi che possedevano testate atomiche erano la Bielorussia, l’Ucraina e il Kazakhstan ( ai tempi dell’URSS). Dopo il disgregamento di essa tutte le testate nucleari di questi paesi sono state trasferite nell’arsenale della neo-costituita Federazione Russa.
Timeline dello sviluppo nucleare e i test
In ordine temporale il primo stato a dotarsi di un arma nucleare furono nel 1945 gli Stati Uniti, che detonarono il primo ordigno nucleare della storia alla fine del progetto Manhattan ad Alamogordo, New Mexico ( il famoso Test Trinity). Ad essi seguirono quattro anni dopo l’Unione Sovietica, che nel 1949 condusse il suo primo test a Semipalatinsk ( oggi in Kazakhstan, all’epoca Repubblica Socialista Sovietica del Kazakhstan, parte dell’URSS). Terzi arrivarono gli inglesi, che nel 1952 condussero il test Hurricane nelle isole di Montebello, al largo della costa occidentale australiana.
I francesi condussero il primo esperimento nel 1960 ( Operation Gerboise Bleu) a Reggane, nel deserto algerino. La Cina seguì nel 1964 con il test 596 a Lop Nur, nello Kinjiang e l’India nel 1974 con lo strano nome in codice di Smiling Buddha. In anni recenti il Pakistan ha effettuato il suo primo esperimento nucleare nel 1998, quando una bomba atomica venne fatta esplodere sottoterra nelle colline di Ras Koh, nella provincia sud-occidentale del Belochistan. Infine, il 9 ottobre del 2006 la Corea del Nord testò la sua prima arma atomica a Kilju, nel nord-est del paese.
In totale dal 1945 ad oggi sono stati effettuati nel mondo ben 2056 test nucleari, corrispondenti ad altrettante detonazioni; di queste 1500 circa sottoterra e 500 in libera atmosfera. Gli Usa ne hanno effettuato circa un migliaio ( 1030), la Russia 715, la Francia 210, il Regno Unito e la Cina 45, l’India 3, il Pakistan 2 e la Corea del Nord 6. Gli anni record per detonazioni sono stati il 1958 ( 116 detonazioni in giro per il mondo) e il 1962 ( 178 detonazioni, praticamente una ogni due giorni!) A partire dal 1962 il numero di test si è mantenuto costantemente elevato per tutti gli anni sessanta, settanta e per quasi tutti gli anni ottanta ( almeno fino al 1988).
In seguito la dissoluzione dell’URSS ha dato avvio ad un rapido smantellamento degli arsenali di Stati Uniti e Russia, oggi ridotti drasticamente rispetto ai loro picchi. Nel 1996 è stato poi ratificato il CTBT ( Comprehensive Nuclear-Test-Ban Treaty) che ha di fatto bloccato gli esperimenti nucleari a livello mondiale. Gli unici paesi che hanno effettuato test nucleari dopo quella data sono di fatto il Pakistan nel 1998 e la Corea del Nord nel 2006, 2009, 2013, 2016, 2017. L’ultima esplosione nucleare è avvenuta il 3 settembre 2017 nel sito di test di Punggye, nel nord-est della Corea del Nord. Si è trattato dell’esplosione di una bomba a idrogeno.
Il programma di Sharing NATO e l’Italia
Gli Stati Uniti hanno dislocato in paesi NATO 150 testate nucleari, di queste 50 in Turchia ( nella base di Incirlik, vicino ad Adana), 40 in Italia ( 20 a Ghedi-Torre, in Provincia di Brescia e 20 ad Aviano, in Provincia di Pordenone), 20 in Germania ( base di Buchel, Renania-Palatinato, tra Treviri e Coblenza), 20 in Belgio nella base di Kleine Brogel e 20 nei Paesi-Bassi nella base aerea di Volkel, entrambe nei pressi di Eindhoven.
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