Tra la seconda metà del mese di agosto e le prime tre settimane del mese di settembre 2020 una serie di incendi eccezionali sia per numero che per superficie di territorio interessato ha colpito lo stato della California. Molti di questi incendi sono attivi ancora adesso. Al giorno 15 settembre un totale di 7718 incendi ha colpito lo stato, bruciando una superficie complessiva di circa 1.400.000 ettari (14.000 chilometri quadrati, l’equivalente della superficie complessiva della Puglia). L’intensità record di questi incendi è stata dovuta ad alcune ondate di calore senza precedenti, un livello molto elevato di siccità, una gestione dei boschi carente e diversi episodi di venti secchi (Santa Ana Winds).
Gli antecedenti
Fin dai primi mesi dell’anno le autorità avevano messo in guardia circa la possibilità di una stagione degli incendi assai attiva in California, in particolare a causa della secchezza eccezionale dei mesi di gennaio e febbraio, due tra i più secchi mai registrati nello stato. Il 22 marzo il governatore della California, Gavin Newsom, ha dichiarato uno stato di emergenza a causa della massiccia moria di alberi, che avrebbe potuto aumentare considerevolmente il rischio di incendi. Nonostante questo, i mesi primaverili sono stati abbastanza piovosi e questo ha ridotto il rischio di incendi. Con l’inizio dell’estate però l’aumento delle temperature e il ritorno del secco ha fortemente aumentato il rischio di roghi. Nonostante ciò, i mesi di giugno e luglio non sono stati eccezionalmente caldi e il suolo era ancora debolmente umido dalle piogge dei mesi precedenti.
La prima fase degli incendi
L’attività degli incendi non è stata quindi rilevante per tutto il mese di giugno e la prima metà di luglio. In questo periodo non ci sono stati incendi degni di nota, se si escludono il Wood Fire di San Diego (11.000 acri bruciati tra l’8 e il 12 giugno) e il Mineral Fire di Fresno (30.000 acri bruciati, iniziato il 13 luglio ed estinto il 26). Nel periodo 20-31 luglio si assiste ad una serie notevole di incendi, che si sviluppano per lo più nel Nord della California: tra il 20 luglio e l’8 agosto si sviluppa il Gold Fire (Contea di Lassen) che brucia 22. 000 acri; tra il 22 luglio e il 7 agosto l’incendio detto July Complex (contee di Modoc e Siskiyou, che brucia 83.000 acri); il 26 luglio il Red Salmon Complex (contee di Humboldt, Siskiyou, Trinity) che brucia 95.000 ettari e ad oggi è estinto solo al 18%). Il giorno 31 luglio un altro incendio notevole si sviluppa questa volta nella California del Sud, presso Riverside (Apple Fire, 33.000 ettari bruciati, al 16 settembre è estinto al 95%). Tra il primo e il 12 agosto si assiste ad una pausa degli incendi. Il giorno 12 scoppia il Lake Fire, contea di Los Angeles (31.000 ettari in fumo, al 16 settembre estinto al 95%).
La fase acuta degli incendi: dal 14 agosto ad oggi
Tra il 14 e il 16 agosto un’ondata di calore senza precedenti ha colpito la California Settentrionale. Nella Bay Area di San Francisco le temperature registrate sono state da primato e hanno battuto tutti i record. Napa, centro principale della zona vinicola della Napa Valley, ha raggiunto i 40 gradi, San Jose i 39,5 e il centro di San Francisco (conosciuto per le sue nebbie) i 35. A partire però dalle prime ore del 16 agosto e per le successive 72-96 ore una serie di temporali in numero incredibile ha colpito la porzione settentrionale dello stato (e in particolar modo la Bay Area). Questi temporali sono stati causati dai resti della tempesta tropicale “Fausto”. Questi temporali sono stati però per la maggior parte “dry thunderstorms” ovvero temporali secchi, che hanno prodotto solo fulmini, senza precipitazioni. Questi fulmini hanno causato l’innesco di numerosissimi fuochi in tutta la California del Nord. Questi incendi si sono poi evoluti in “megafires”, incendi giganteschi, i più grandi della stagione e probabilmente i maggiori che la California abbia sperimentato nei tempi moderni.
Gli incendi prodotti dai fulmini
- River Fire (contea di Monterey, Cal. Merid.): 48.000 acri bruciati, periodo: 16 agosto-4 settembre
- SCU Lightning Complex, Santa Clara Unit Complex Fire: Bay Area. 396.000 acri in fumo. Iniziato il 16 agosto, contenuto al 96% il 9 settembre
- –August Complex: un immenso sistema di incendi che sono iniziati separatamente e poi si sono fusi insieme. Interessa le contee di Glenn, Mendocino, Lake, Tehama e Trinity, nel Nord della California. Iniziato il 16 agosto, al 12 di settembre era estinto solo al 25%. Al 17 settembre aveva bruciato ben 840.000 acri, diventando l’incendio più grande nella storia moderna della California.
- –CZU Lightning Complex: complesso che interessa le contee di Santa Cruz e San Mateo, nel Nord della California, 86.000 ettari in fumo. Iniziato il 16 agosto, al 15 di settembre il 91% era stato domato
– North Complex: complesso di incendi della California del Nord (contee di Plumas e Butte): iniziato il 17 agosto, dall’8 settembre è esploso a causa dei venti secchi. Ad ora ha bruciato 284.000 acri
–LNU Lightning Complex: complesso di incendi iniziato il 17 agosto. Interessa l’area della Napa Valley ( contee di Colusa, Lake, Napa, Sonoma, Solano e Yolo. All’8 settembre il 91% dell’incendio era stato domato. 365.000 ettari distrutti
– Cold Springs Fire: è iniziato il 18 agosto e ha interessato la contea di Lassen, nel Nord della California. Ha bruciato 84.000 acri. All’8 settembre era estinto al 98%
– Sequoia Complex (contea di Tulare): Iniziato il 19 agosto, sta interessando il famoso Parco Nazionale di Sequoia ( Sequoia National Park), sulla Sierra Nevada. Al 17 settembre, è stato contenuto solo per il 12%
Situazione attuale
Ad oggi (22 settembre) la situazione degli incendi appare contrastata. In linea di massima il peggio sembra essere passato e la superficie attualmente in fiamme è molto minore che durante il picco dell’emergenza. Nonostante questo si evidenzia una dicotomia tra gli incendi nella California Meridionale e lungo le Catene Costiere (prossime ai grandi centri abitati) e gli incendi nel Nord dello Stato e nella Sierra Nevada. Nel primo caso gli incendi sono stati in larga parte domanti, mentre nel secondo caso sono ancora attivi e molti di essi sono contenuti solo al 10 o 20%. Tra i quattro incendi più grandi, due (il secondo e il terzo più grandi, rispettivamente SCU e LNU Lightning Complex) sono stati domati al 98%. Questi due incendi hanno bruciato vaste porzioni della Coastal Range a nord-est e a sud-est della Baia di San Francisco. Il primo e il quarto più grandi invece, situati più a Nord e in aree meno popolate, sono stati spenti solo al 30 e al 41%. Il più grande in particolare (August Complex) sta bruciando vaste porzioni della Foresta Nazionale di Mendocino ( Mendocino National Forest). Il problema per questo incendio, oltre alle dimensioni immense è la natura estremamente remota e dirupata del territorio attraversato. La situazione appare però ancora più critica nella Sierra Nevada Meridionale. Il Creek Fire (situato in parte anche nella Sierra National Forest) è contenuto solo al 20%, il Sequoia Complex (che interessa parte del Sequoia National Park) è contenuto solo al 12%. Fortunatamente questi due incendi non hanno interessato due perle della natura di incredibile bellezza: la Valle di Yosemite e la Giant Forest (la foresta dei giganti), luogo dove crescono le sequoie più grandi sulla faccia della terra.
Il problema della qualità dell’aria
Gli incendi che ormai da oltre un mese stanno devastando lo stato hanno causato un massiccio rilascio di fumo che ha fatto schizzare alle stelle i livelli di inquinamento da PM10 e PM 2.5 in tutta la California e oltre. Parte del fumo è rimasta intrappolata nei bassi strati, causando un fortissimo inquinamento, specialmente nella Central Valley e nell’area di Los Angeles, zone a scarsa ventilazione, soggette all’accumulo degli inquinanti. Parte del fumo è invece finita ad alta quota e da lì è stata trasportata anche molto lontano dai venti. Fino al 5-6 settembre il fumo è rimasto prevalentemente intrappolato nelle zone basse mentre a partire dai quei giorni in avanti la rotazione dei venti a ovest a portato al trasporto del fumo sul Canada Meridionale e sull’intero Interior West. Parte del fumo ha viaggiato addirittura fino a New York e Boston, provocando cieli lattiginosi e tramonti infuocati.