Il Tornado della Riviera del Brenta dell’8 Luglio 2015

Tra le 17 e le 18 dell’8 luglio 2015 un evento meteorologico eccezionale ha interessato il Veneto, e in particolare la Riviera del Brenta. Tale evento estremo si è concretizzato nella formazione di un incredibile “temporale a supercella”. Esso ha poi prodotto il tornado nella zona di Dolo, Mira e Pianiga ( provincia di Venezia). Il tornado è stato uno dei più intensi mai registrati nella Val Padana e nell’intero territorio italiano. Probabilmente si è trattato del fenomeno vorticoso più intenso dal 1970, quando un fenomeno simile ha colpito una zona molto vicina).

La rinascita dopo il tornado sulla Riviera del Brenta - Cronaca - TGR Veneto
Immagine del Naviglio di Brenta nella zona di Villa Fini ( tra Dolo e Mira). Come si può vedere la distruzione è pressoché totale

Analisi meteorologica

Nei giorni precedenti un’intensa ondata di calore interessò il Veneto. Le temperature e i livelli di umidità causarono una forte sensazione di afa. La stazione meteorologica di Mira, poco prima del tornado, registrò una temperatura massima di 33 gradi, con un livello di umidità relativa del 62% ( la temperatura percepita, ovvero l’indice humidex, era pari a ben 45 gradi!). L’8 la regione è stata interessata da una saccatura in quota, collegata a un vasto vortice depressionario, con connesso passaggio frontale. Fin dal mattino alcuni temporali intensi interessarono le Prealpi, ma non la Pianura. Nel pomeriggio la situazione era diventata incredibilmente esplosiva e il Veneto si trovava diviso in tre zone con masse d’aria molto diverse, foriere di creare nel punto di convergenza una situazione tornadica:

  • Bassa Pianura Veneta e Veronese: qui le temperature erano molto elevate ( anche superiori ai 35 gradi), ma l’umidità bassa, a causa di un vento di caduta secco dall’Appennino Emiliano che raggiungeva la zona, il tempo soleggiato
  • Veneto Centrale ( Vicentino, Alto Padovano, Veneziano, Trevigiano): tempo soleggiato ma con cumuli, dovuti all’aria umida in arrivo dal mare. Le temperature erano più basse che nelle Basse Pianure, ma con umidità molto maggiore
  • Alpi e Prealpi Venete: clima più fresco e umido, molto spesso quasi a saturazione, rovesci e temporali

Nell’aria di scontro tra queste masse d’aria diverse si sarebbe poi sviluppato il tornado

Tornado sulla Riviera del Brenta: cause scatenanti « 3B Meteo
Il tornado nel momento di massima intensità

La storia del temporale

Il temporale che ha poi provocato il tornado si è sviluppato come sistema di multicelle ( insieme di celle temporalesche separate) sulla Pedemontana Vicentina intorno alle 15. Le multicelle si sono poi organizzate in un unico sistema, che è poi traslato verso est e ha prodotto grandine di grosse dimensioni in diverse località ( come a Sarcedo). Tra le 16 e le 16 e trenta il temporale ha poi cambiato traiettoria, andando verso sud ( sintomo della trasformazione in supercella). Tra le 17 e le 17 e 30 ha colpito la Riviera del Brenta, per poi spostarsi rapidamente sul mare verso le 18.

Tornado sulla Riviera del Brenta: la diretta twitter - La Nuova di Venezia  Venezia
Scene di devastazioni di questo tipo sono comuni con i tornado più violenti

Il tornado

Il tornado è rimasto al suolo per circa 10 minuti, dalle 17 e 20 alle 17 e 30. In questo lasso di tempo il tornado si è gradualmente intensificato, per poi perdere intensità nei minuti finali. L’intensità massima, desunta dai danni provocati, è stata di grado EF4 ( quinto più potente su una scala di 6). La velocità massima raggiunta dal vento ha superato i 300 km/h ( raffiche molto più violente di quelle dell’uragano Katrina). Attraversando il Canale Brenta il tornado ha completamente raso al suolo Villa Fini, storica villa patrizia. Durante il suo percorso il tornado ha demolito abitazioni e capannoni, livellato campi di mais, abbattuto tralicci della luce e scagliato in aria automobili e camion. Fortunatamente solo una persona è stata uccisa, fatto questo quasi miracoloso dato che il tornado ha colpito una zona densamente abitata. 73 persone sono rimaste ferite e centinaia sfollate.

Riviera. Mappa dettagliata del Tornado F4 | La Riviera News
Il percorso del tornado. In rosso sono mostrate le zone con i danni maggiori

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La siccità in Italia nel 2021: Evoluzione

Fine 2020-inizio 2021

Verso la fine dell’anno scorso, nel mese di novembre 2020, le condizioni sono state spesso siccitose su gran parte del territorio italiano. Successivamente però le condizioni sono migliorate, a causa di un periodo molto piovoso che ha interessato molte aree del paese nei mesi di dicembre, gennaio e inizio febbraio. Il 2021 è così iniziato in Italia con situazioni di surplus precipitativo, cosa che non accadeva da diversi anni.

Come si può vedere dall’immagine a febbraio 2021 solo poche aree della Sicilia e della Calabria presentavano condizioni di siccità, al più non grave. Tutta la zona alpina e prealpina del Nord-Est era invece interessata da surplus precipitativi straordinari, che si estendevano con minore intensità anche a Lombardia Orientale, Emilia, Toscana Nord-Occidentale e Umbria-Alto Lazio. Insomma, il nuovo anno sembrava partito decisamente bene.

La situazione a Marzo

Da metà febbraio però, in seguito ad una irruzione fredda molto intensa di origine nord-orientale, il clima tende ad asciugarsi e su gran parte del paese piove pochissimo tra metà febbraio e fine marzo, come mostra la seconda immagine, dove si nota che condizioni di siccità fuori stagioni si sviluppano ampiamente in Sardegna e soprattutto nella Sicilia Interna.

La situazione ad Aprile

Con il mese successivo le condizioni migliorano sulle isole ma si assiste ad un tempo incredibilmente secco su gran parte del Centro-Nord, dove in molte aree non cade nemmeno una goccia di pioggia. La situazione a fine aprile mostra ormai una condizione di siccità grave ed estesa su Piemonte, Lombardia Occidentale, Emilia-Romagna, Centro-Nord Toscana, Liguria e interno Marche. Anche molte aree delle Alpi Orientali ( Val Pusteria, Cadore, Dolomiti Friulane) sono in condizioni di pesante stress. Al nord le uniche aree che si salvano sono quelle costiere di Veneto Orientale e Friuli.

La situazione a Maggio

Il mese di maggio porta precipitazioni abbastanza diffuse sul Nord-Ovest e qui la siccità diminuisce, soprattutto su Lombardia, Nord-Piemonte e Valle d’Aosta, mentre molte zone del Piemonte continuano a soffrire. Anche il Veneto e il Friuli Meridionale, così come il Trentino Orientale conoscono diffuse piogge. La siccità permane molto forte sulle montagne del Nord-Est e si aggrava sul Centro-Italia: l’epicentro della siccità si trova ormai tra Romagna e Marche, con quest’ultima regione in condizioni di siccità estrema sul 95% del proprio territorio. Anche Toscana Orientale e Umbria Centro-Settentrionale si ritrovano in condizioni terrificanti. La siccità estrema poi emerge anche tra Lucania e territorio di Barletta-Andria Trani e nella zona di Gaeta.

La situazione a Giugno

Con il mese di giugno le precipitazioni ritornano copiose al Nord-Ovest e la siccità sparisce da gran parte di Piemonte e Liguria. Anche in Emilia-Romagna e le condizioni migliorano sensibilmente, pur in una situazione ancora di forte stress idrico, in specie nel riminese. Nel primo mese estivo la siccità si estende poi su tutta la fascia Adriatica ( Salento escluso) e permane molto forte sulle Alpi Centro-Orientali.

La situazione a Luglio

Con l’arrivo di luglio la siccità si allarga ancora di più e diventa un fenomeno strutturale sulla fascia adriatica. La Toscana Orientale è anch’essa in condizioni di deficit idrico estremo. La totalità delle Marche ( che sta vivendo una delle siccità peggiori della sua storia) e la quasi totalità di Abruzzo, Molise e Umbria sono in condizioni di stress idrico molto grave.

I dati per il mese di agosto non sono ancora disponibili ma esso è risultato ancora molto secco in molte aree del paese. La situazione è quindi ulteriormente peggiorata e configura la primavera-estate del 2021 come uno dei semestri più secchi della storia italiana.

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Un’altra stagione degli incendi molto attiva nell’Ovest del Nordamerica

Il 2020 è stata un’annata da record per gli incendi nell’Ovest del Nordamerica. Nella stagione degli incendi dell’anno scorso infatti, ben 41.000 chilometri quadrati di territorio nell’Ovest Usa, è andato in cenere ( una superficie equivalente a oltre due volte la superficie della Lombardia). Di fatto una tale vastità degli incendi non si era mai verificata. Tra i venti incendi più estesi della storia della California ben sei appartengono alla stagione 2020, tra cui l’August Complex, il più grande incendio della storia americana.

August Complex of fires in Northern California has burned 846,000 acres -  Wildfire Today
Immagine aerea dell’August Complex Fire, il più grande incendio della storia della California

La stagione degli incendi 2021, seppur ad ora meno estrema di quella del 2020, è stata comunque enormemente attiva. Resta poi da considerare che generalmente essa si protrae almeno fino alla fine di settembre, se non oltre. I mesi successivi possono quindi ancora riservare un grande rischio di incendi, specie in California.

Situazione incendi per stato

Arizona: secondo la situazione aggiornata al 12 agosto ben 222.000 ettari di foreste sono andate in fumo nello stato, uno dei valori più alti mai registrati.

L’Arizona di solito non conosce incendi grandi come in altri stati, sia per la natura desertica dello stato ( maggiormente abituato alla siccità) sia per la copertura forestale non così estesa.

California: al 24 di agosto oltre 6700 incendi hanno colpito la California da inizio anno. La superficie bruciata si avvicina ormai a oltre 1 milione di ettari. Dalla fine di luglio si è sviluppato il Dixie Fire, il secondo incendio più grande della storia californiana ( dopo l’August Complex dello scorso anno) nonchè il più grande incendio singolo della storia americana ( l’August Fire Complex era una serie di incendi poi fusi tra di loro).

Anatomy of a monster: How the Dixie fire became California's biggest of the  year - Los Angeles Times
Pompieri della divisione di Santa Clara guardano lo sviluppo del Dixie Fire ( da Las Angeles Times)

Colorado: questo stato delle Montagne Rocciose ha visto dall’inizio dell’anno bruciare circa 25.000 ettari di territorio. Rispetto allo scorso anno, quando fu colpito da incendi storici di enorme portata, la situazione di quest’anno è molto più tranquilla, merito dei numerosi eventi piovosi.

New Mexico: lo stato ha visto bruciare da inizio anno circa 50.000 ettari. L’incendio più grande dell’anno, piuttosto fuori stagione, è stato il Johson Fire. Iniziato il 20 maggio e completamente contenuto un mese dopo, è stato il più grande incendio americano della stagione fino a metà giugno.

Oregon: La superficie percorsa dal fuoco da inizio anno è stata di circa 250.000 ha. Il Bootleg Fire è stato l’incendio più vasto della stagione e ha percorso 413.000 acri prima di essere domato. Si tratta del terzo incendio più grande della storia dello stato.

Washington: questo stato dell’area pacifica ( Nord-Ovest Usa) presenta un forte rischio di incendi nella sua porzione orientale. L’attuale annata degli incendi è la seconda peggiore dopo quella del 2015.

NASA - Wildfires in Washington State
Incendi attivi nello Stato di Washington

Eventi meteorologici estremi: siccità estrema

L’enorme consistenza degli incendi è dovuta alle condizioni di estrema siccità che affliggono la maggior parte degli Usa Occidentali. In quest’area le condizioni di siccità si sono sviluppate a partire dall’estate scorsa e hanno ormai raggiunto delle punte preoccupanti. In California il 48% del territorio è considerato in condizioni di siccità “eccezionale” mentre l’88% da condizioni di siccità “estreme”. Condizioni di tale entità causano rese praticamente inesistenti di coltivazioni e pascoli e emergenze idriche diffuse. Oltre alla California risultano in condizioni difficili anche l’Oregon, l’interno dello Stato di Washington, lo Utah intero, il Sud del Nevada. Condizioni gravi sono presenti anche in alcune aree delle Grandi Pianure ( High Plains): particolarmente North Dakota e Colorado Occidentale. Nel Midwest condizioni di siccità estreme interessano poi il Minnesota.

Map Archive | U.S. Drought Monitor
Lo condizioni del Drought Monitor al 17 di agosto. Si può notare l’enorme superficie del West e delle Grandi Pianure sottoposta a condizioni di siccità estrema

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Il Clima in Italia nel 2019

Ogni anno l’Ispra ( Istituto Superiore per la protezione e ricerca ambientale) pubblica il documento “Indicatori del clima in Italia”, una rassegna ampia e dettagliata sui parametri meteorologici italiani nel corso dell’anno. L’ultima pubblicazione, la quindicesima ( avvenuta nel luglio 2020), descrive le condizioni climatiche italiane dell’anno 2019. In questo articolo si discuteranno i dati climatici e gli eventi rilevanti di questo anno.

Risultati chiave: Temperatura

  • L’anomalia annuale di temperatura sull’intero suolo italiano è stata di +1,56 gradi centigradi. Il 2019 risulta quindi il terzo anno più caldo dall’inizio della seria storica ( 1961). Gli anni più caldi in assoluti sono stati il 2018 ( primo posto) e il 2015 ( secondo posto).
  • Il 2019 è il 23esimo anno consecutivo che registra un anomalia termica positiva
  • L’anomalia è stata più marcata per le temperature massime ( secondo anno più caldo, insieme al 2017, dopo il 2015)
  • L’estate e l’autunno sono state particolarmente calde, mentre l’inverno e la primavera lo sono state in maniera più contenuta
  • Il 2019 è stato il secondo anno con il maggior numero di notti tropicali ( temperature minime superiori a 20 gradi) dopo il 2003
  • Giugno è stato il mese più caldo dell’anno, con anomalie di temperatura di ben +3,82 gradi
  • Nonostante l’aumento consistente delle temperature in atto da decenni ci possono ancora essere mesi molto freddi. Maggio 2019 è stato particolarmente freddo ( -1,49 gradi rispetto alla media), oltre che molto piovoso
  • La temperatura media annuale più alta è stata rilevata a Lampedusa ( 20,1 gradi) mentre quella più bassa a Plateau Rosa ( 3489 m, Monte Rosa): -4,6 gradi.
ISPRA: Idrologia, Idromorfologia, Risorse Idriche, Inondazioni e Siccità
La temperatura media in Italia nel periodo 1996-2015

Risultati chiave: Precipitazioni

  • I valori più elevati di precipitazione ( piogge) nel 2019 si sono rilevati sulle Prealpi Giulie ( massimo di 3811 millimetri a Musi), nella zona del Lago Maggiore piemontese ( 3086 mm a Sambughetto) e nell’Appennino Ligure Centrale ( 3093 mm a Mele). I valori più bassi si sono registrati a San Lorenzo in Campo ( Pesaro e Urbino) con appena 338 mm.
  • Il 2019 ha visto sul territorio italiano precipitazioni maggiori della media ( +12% circa). Al Nord esse sono state del 20% più elevate della media. Gran parte di questo surplus è dovuto ad un novembre particolarmente piovoso.
  • Nel lungo periodo ( dal 1961) non si rivela in Italia nessun pattern di aumento o riduzione delle precipitazioni. Di norma sembrerebbe, tra le stagioni, che l’autunno e la primavera stiano diventando leggermente più piovose, mentre l’estate e l’inverno leggermente più secche.
Report | Annuario dei Dati Ambientali
Mappa delle precipitazioni medie annuali in Italia durante l’anno 2019

Eventi meteorologici significativi del 2019

Maggio piovoso e freddo

Maggio piovoso e freddo: in Veneto i mesi di aprile e maggio hanno avuto caratteristiche assai anomale e sono stati i più freddi e piovosi degli ultimi trent’anni. In Emilia-Romagna tra il 6 e il 7 maggio la neve si è spinta fino in collina e in alcuni casi è scesa fino a 200 metri, cosa che non si vedeva dal 1957.

26-29 giugno 2019: ondata di calore storica al Nord

Alla fine di giugno una breve ma intensissima ondata di caldo africano ha colpito l’Europa. L’aria calda di origine africana si è sospinta fin nel cuore delle Alpi, con anomalie di oltre 10 gradi superiori alle medie. In Piemonte e Valle d’Aosta, complici i venti secchi di foehn, le temperature sono state le più alte mai registrate. Aosta ha raggiunto per la prima volta i 40 gradi mentre Torino ( Vallere) ha raggiunto i 40,4 gradi. In montagna le anomalie sono state impressionanti, con 35-36 gradi a 1000 metri e 24-25 gradi sui passi Pordoi e Falzarego ( Veneto).

giugno 2019 – Meteo Giovanni Micalizzi
La temperatura massima prevista per il giorno 28 giugno 2019 dal modello matematico Arpege.

21 ottobre 2019: temporale autorigenerante tra Liguria e Piemonte

Nel pomeriggio del 22 ottobre un forte temporale autorigenerante si è sviluppato sul Mar Ligure e si è spinto fino all’entroterra alessandrino. La stazione meteorologica di Gavi (Alessandria) ha registrato un accumulo giornaliero di 574 mm ( allora il più elevato della storia in Piemonte, superato però nel 2020 in Ossola). Tutta la zona ha subito una grave alluvione e il fiume Bormida ha raggiunto una piena di ben 2800 metri cubi al secondo.

11 novembre 2019: acqua alta eccezionale in Adriatico Settentrionale

Una depressione di origine mediterranea si è approfondita sull’Adriatico con forti venti di scirocco. Tali venti, uniti alla luna, hanno provocato valori di marea eccezionali ( 187 centimetri sopra il livello del mare a Venezia, 181 cm a Grado). A Venezia il valore raggiunto è stato il più elevato dal novembre 1969. L’acqua alta ha provocato ingentissimi danni al patrimonio storico di Venezia ( colpita poco più di un anno prima da un’altra mareggiata eccezionale, dovuta alla Tempesta Vaia).

La straordinaria acqua alta a Venezia - Il Post
Acqua alta eccezionale a Venezia

22-25 novembre: forti piogge autunnali e piene dei fiumi padani

Tra il 22 e il 25 novembre forti piogge hanno colpito tutto il Piemonte e i fiumi del Piemonte del Sud ( Tanaro, Bormida, Orba) hanno superato la soglia di pericolo, fortunatamente senza danni. Il fiume Po ha raggiunto qualche giorno dopo un valore di piena pari a 8000 metri cubi al secondo ( Pontelagoscuro), valore paragonabile a quello dell’ultima grande piena ( novembre 2014).

Maltempo nell'Alessandrino: allagamenti e frane, stillicidio di strade  chiuse, sfollati. Alessandria, riaperto il ponte sul Bormida - La Stampa
La piena del Tanaro presso Montecastello ( AL), dove il fiume ha allagato vaste aree

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Le Tempeste della fine del millennio: Lothar nel dicembre 1999

Alla fine del 1999, del Novecento e del Secondo Millennio, due tempeste atlantiche di eccezionale potenza e distruttività colpirono l’Europa. Ribattezzate rispettivamente Lothar e Martin, le due tempeste si originarono sul vicino Oceano Atlantico e colpirono violentemente l’Europa Occidentale, specialmente la Francia, tra il 26-27 e 28 dicembre 1999. Le due tempeste, spesso definite erroneamente come “uragani” furono in realtà delle depressioni extra-tropicali di eccezionale violenza, giudicate come bombe meteorologiche. I danni furono causati quasi per intero dalle raffiche di vento eccezionalmente forti, specialmente in aree non costiere. Le due tempeste provocarono 140 morti in tutta Europa e oltre 20 miliardi di dollari di danni.

Immagine tratta dal sito di Meteo France con un’elaborazione della velocità del vento massima registrata in occasione della Tempesta Lothar

La tempesta Lothar

Lothar si originò nella notte del 26 dicembre poco al largo delle coste della Bretagna e raggiunse le coste del Finistere alle due di notte. Alle 11 di mattina il cuore della tempesta aveva ormai raggiunto Strasburgo. La tempesta attraversò quindi il Nord della Francia con una velocità giudicata straordinaria, pari a 100 km/h. Il centro di bassa pressione percorse un tracciato vicino al parallelo 49 Nord e i danni maggiori si concentrarono su una striscia di territorio larga circa 150 chilometri compresa tra la Bretagna e l’Alsazia. Oltrepassato il confine la tempesta ha continuato la sua corsa nella Germania Centrale, mantenendo valori di pressione estremamente bassi fino al confine polacco.

File:Tempête Lothar.png
Traiettoria della Tempesta Lothar e valori di pressione del suo centro. Come si può vedere i valori di pressione si sono mantenuti estremamente bassi fino al confine tra Germania e Polonia.

L’eccezionalità di Lothar

La tempesta Lothar è stato un evento eccezionale sotto tre punti di vista: 1) velocità di spostamento 2) rapida ciclogenesi sulla terraferma 3) raffiche di vento molto violente su una vastissima porzione di terre lontane dal mare. La maggior parte delle tempeste come Lothar si genera generalmente in alto mare ( pieno Oceano Atlantico) e colpisce prevalentemente le coste occidentali del continente. Queste tempeste molto spesso perdono potenza all’interno delle terre emerse. Lothar al contrario ha guadagnato potenza proprio mentre era in procinto di arrivare sulla terra-ferma. Inoltre ha mantenuto la sua potenza praticamente inalterata per centinaia di chilometri.

Foresta di abeti distrutta dal passaggio di Lothar nei Vosgi ( Alsazia). La tempesta ha causato danni inestimabili al patrimonio boschivo europeo. In totale le stime parlano di 140 milioni di metri cubi di legname abbattuto, l’equivalente di un treno merci lungo da Malta a Capo Nord.

Le raffiche di vento massime

Le raffiche di vento massime hanno raggiunto i 173 km/h all’aeroporto di Parigi-Orly ( record storico), 166 km/h ad Alencon ( Normandia) e 165 km/h a Colmar ( in Alsazia, a oltre 500 chilometri dalla Bretagna). In Germania le raffiche raggiunsero i 144 km/h a Stoccarda e i 150 km/h a Mannheim. In Svizzera 160 km/h si registrarono a Sciaffusa, e 157 km/h a Zurigo. Nelle zone montuose le raffiche furono ancora più violente e in terra elvetica si raggiunsero i 229 km/h sul Santis ( valore questo simile a quello di un forte uragano tropicale). Sulla cima del Waldenstein ( Prealpi Bavaresi) furono probabilmente superati i 250 km/h di raffica massima.

Boschi di conifere devastati nelle Prealpi Bernesi. La tempesta non ha risparmiato la Svizzera Nordalpina e anche qui i danni sono stati ingenti.

I danni

I danni causati dalla tempesta furono enormi. Particolarmente colpito fu il patrimonio forestale. Nella sola Francia gli schianti di alberi assommarono a circa 100 milioni di metri cubi di legname ( circa il 10% del patrimonio boschivo nazionale). Danni senza precedenti ebbero le foreste dei Vosgi e della Selva Nera, costituiti prevalentemente da abeti di piantagioni e situati in aree generalmente non soggette a simili venti. Nel momento peggiore inoltre oltre 10 milioni di francesi rimasero senza energia elettrica e solo nel paese transalpino i piloni dell’alta tensione abbattuti furono circa 1000. I tre paesi di gran lunga più colpiti furono Francia, Svizzera e Germania. Nel primo caso i morti diretti furono 53, nel secondo 14 ( ma 29 contando i morti nei lavori di sistemazione forestale) e nel terzo 17.

Scene di devastazione nella regione dell’Ile-de-France

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Lo Chemin des Vignobles

La Valle d’Aosta è certamente una terra ricca di attrattive. Qui si trovano la montagna più alta d’Europa, il Monte Bianco, nonché altri giganti come il Monte Rosa, il Cervino, il Gran Paradiso, il Gran Combin e la Grivola. Non per niente quindi la regione è soprannominata, come il vicino Vallese, il “tetto d’Europa”. Ad alta quota ecco ancora i pascoli alpini e le mucche, il cui latte fornisce la materia prima per la mitica Fontina, le località alpine famose ovunque ( da Courmayeur a Cervinia), le stupende cascate e i laghi. La Vallee stupisce l’immaginario ad alta quota, certo, ma nel fondovalle? Esso è spesso snobbato dalle località ad alta quota e raramente il turista vi si ferma, con l’eccezione ovviamente della stupenda città di Aosta, dalle vestigia romane.

aliquota tasi comuni
L’imponente mole del Grand Combin domina la città di Aosta

Eppure il fondovalle valdostano offre anch’esso stupende attrattive, primi fra tutti i castelli che lo punteggiano, ma anche i vigneti. In Valle d’Aosta, pochi lo sanno, si trovano i vigneti più alti d’Europa, quelli del vino blanc de Morgex et de La Salle ( Valdigne) ma i pampini delle viti si trovano ovunque nel fondovalle, Da Morgex a Pont-Saint-Martin. Proprio ai vigneti è dedicato un bellissimo itinerario, percorribile per lo più a piedi ( ma con alcuni tratti fattibili anche in mountain-bike) chiamato Chemin des Vignobles ( ovvero Cammino dei Vigneti). Il sentiero va da Aosta ( Institut Agricol Regional) fino a Pont-Saint-Martin ( confine piemontese) e nei suoi 70 chilometri coincide con la Via Francigena.

Vitigni della Valle d'Aosta: i vigneti più alti d'Europa - Cantine e luoghi  dove degustare vini | cantine.wine
I vigneti di Chambave. La Valle d’Aosta possiede poco più di 500 ettari di vigneti, per lo più situati su terreni terrazzati con muretti a secco e di alta qualità. L’altitudine di tali vigneti varia dai 300 fino ai 1200 metri di quota

Il Percorso da Aosta a Chatillon

Il percorso si sviluppa per lo più sul versante settentrionale della valle, quello chiamato dai valdoastani adret, esposto a sud, soleggiato e quindi adatto alla coltivazione della vite. Il clima del fondovalle valdostano può essere molto rigido in inverno, e anche molto caldo d’estate, tuttavia l’umidità non è mai eccessiva e il clima è spesso asciutto e solare. Partiti da Aosta si incontra subito il dosso dello Tsatelet, sede di un’area archeologica tardo-neolitica e si continua nel tratto centrale della valle, molto aperto. Sull’altro versante spiccano le tremende pareti quasi verticali del Mont Emilius, che si slancia 3000 metri sopra le teste dei viandanti. Arrivati a Fenis, sempre sull’altro lato della valle, si riesce a scorgere il famoso castello, uno dei più famosi d’Italia. Arrivati a Chambave si raggiunge una preziosa zona vinicola e si passa per il Castello di Cly.

Castello Di Cly | Valle d'Aosta | Saint-denis
Il Castello di Cly si staglia tra le pareti boscose nel comune di Saint-Denis, presso Chatillon

Il Percorso da Chatillon a Pont-Saint-Martin

Giunti a Chatillon-Saint Vincent la valle si restringe e piega verso sud ( la famosa stretta di Montjovet) ma prima ecco il sentiero passare per il Ponte Romano ( poco dopo Saint-Vincent) e per il Belvedere Alto del Geosito di Tsalleun. Superata Montjovet la valle cambia decisamente volto: si fa più piovosa e più simile alle zone prealpine piemontesi, con le costruzioni in pietra e i castagni. Dopo Verres si passa per il Castello di Issogne e l’idilliaco paese di Arnad, famoso sia per i vigneti che per le sue delizie gastronomiche ( tra cui il famoso lardo). Ormai negli ultimi dieci chilometri il paesaggio si fa decisamente roccioso ed ecco il Santuario di Machaby e il Forte di Bard. Quest’ultimo è un’imponente fortezza che incombe minacciosa a chiudere la valle e che ospita il Museo delle Alpi.

Santuario di Machaby | Machaby Sanctuary in Arnad - Valle d'… | Enrico  Lachin  | Flickr
Il Santuario di Machaby è dedicato alla Madonna delle Nevi e si trova su uno sperone roccioso noto come Corma di Machaby

Giunti a Pont-Saint-Martin eccoci alla fine dell’itinerario: pochi chilometri e i nomi torneranno italiani, segno che abbiamo ormai lasciato la dolce Vallee d’Aoste. Ma prima di abbandonare la valle il Ponte Romano ( detto anche Ponte del Diavolo) fa bella mostra di sé, a ribadire ancora una volta quanto profonda sia stata l’impronta romana in queste terre. Chi intenda fermarsi può visitare i vari castelli ( Fenis, Issogne, Bard), oppure risalire la splendida valle di Saint-Barthelemy per raggiungere l’Osservatorio Astronomico della Regione Autonoma. Da non perdere poi una pausa rilassante negli stabilimenti termali di Saint-Vincent e Pont-Saint-Martin.

Forte di Bard: orari, prezzi e come arrivare | SiViaggia
Il gigantesco e minaccioso Forte di Bard sbarra l’accesso alla Valle d’Aosta

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Il bici sul canale Cavour: cosa vedere

Il percorso lungo il canale Cavour è a mio avviso speciale soprattutto per un motivo e questo motivo è l’assoluta tranquillità del percorso. Anche nei giorni di maggiore frequentazione, mentre altre piste ciclabili sono prese d’assalto, quella del Cavour rimane di una tranquillità disarmante. Questo si deve certamente alla mancanza dell’asfalto e al fatto di essere un percorso poco conosciuto. Un’altra bellezza di pedalare lungo il Cavour è il fatto di attraversare una zona ( specialmente il Vercellese) a bassissima densità di popolazione. Questa è una delle ultime parti della Pianura Padana in cui si possono percorrere chilometri e chilometri nel “nulla” più assoluto.

È iniziato il rituale dell'allagamento delle risaie - La Stampa

Cosa vedere

Garzaia di Carisio

La Garzaia di Carisio è un’importante area di svernamento per l’avifauna situata nel comune di Carisio, in Provincia di Vercelli, a pochi chilometri dal Canale Cavour. In quest’area umida, a lato del torrente Elvo, nidificano circa 1500 coppie di ardeidi ( aironi, nitticore, garzette). L’area centrale della riserva non è accessibile al pubblico.

Lame del Sesia e Isolone di Oldenico

Si tratta di un’area naturale di oltre 900 ettari estesa tra le province di Novara e Vercelli. In questo tratto il fiume Sesia è caratterizzato da isole di ghiaia, lanche e meandri, in un contesto fluviale molto suggestivo. L’ isolone di Oldenico è una grande isola fluviale.

Albano Vercellese, tra fiume e risaie c'è un tesoro nascosto nelle Lame del  Sesia - La Stampa

Bosco delle Sorti della Partecipanza e Abbazia di Lucedio

Il Bosco delle Sorti della Partecipanza, in comune di Trino Vercellese, appare come una sorte di grande zattera verde in un mare di risaie. Questo bosco è stato preservato fin dal 1275 e oggi è uno dei più grandi lembi di bosco planiziale della Pianura Padana. Vicino ad esso si trova l’Abbazia di Lucedio, grande complesso agricolo e religioso di straordinario fascino.

Parco naturale del bosco delle Sorti della Partecipanza di Trino - Alecology

La città di Novara

Novara è una piacevole città molto ricca di arte, principale centro del Novarese Orientale. Ospita l’Università Amedeo Avogadro ed è famosa soprattutto per la Basilica di San Gaudenzio, realizzata dall’Antonelli, con la sua cupola alta ben 121 metri. A Novara si possono visitare anche la cattedrale e il castello visconteo.

Il censimento del Comune: a Novara il numero degli abitanti è stabile  (104.223), Sant'Agabio il quartiere più popolato - La Stampa

Il Parco della Valle del Ticino

Il percorso del canale finisce in corrispondenza del Parco della Valle del Ticino. Chi percorre il canale può quindi aggiungere percorsi nella natura di questo corridoio fluviale, il più importante a livello naturalistico di tutto il Nord Italia. Rimanendo in territorio piemontese, è molto suggestivo il percorso del Naviglio Langosco. Bisogna ricordare poi che da Galliate un breve percorso su strada conduce a Turbigo, in Lombardia., dove ci si può immettere sulla pista ciclabile del Naviglio Grande.

Naviglio Langosco

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In bici lungo il Canale Cavour

Il Canale Cavour è un canale a scopo prevalentemente irriguo che si sviluppa completamente nella regione Piemonte. Esso si origina dal Po presso Chivasso, ad est di Torino, e termina la sua corsa nel Ticino a Galliate ( provincia di Novara). Questo canale è uno dei più importanti d’Italia, terzo come lunghezza e primo per portata d’acqua. La sua funzione, insieme ad altri canali, è quella di fornire l’acqua all’immenso sistema di risaie che si sviluppa tra il Vercellese, il Novarese e la Lomellina.

CANALE CAVOUR E EDIFICIO DELLA PRESA DELLE ACQUE | Turismo Torino e  Provincia
L’opera di presa del Canale Cavour dal fiume Po, a Chivasso

Recentemente si parla molto della pista ciclabile che dovrebbe unire Torino con Milano passando per il Cavour e che secondo alcuni doveva essere terminata nel 2020. Purtroppo nel 2021 questa pista ciclabile è ancora sulla carta ma comunque chi voglia percorrere in bicicletta il canale già oggi può farlo. Strade alzaie sterrate percorrono infatti le sponde del canale e con qualche zig-zag si riesce di fatto a pedalare continuamente sulle rive del canale. Dal mio punto di vista poi il fatto che le stradine siano sterrate aumenta il fascino del percorso.

In bici da Milano a Torino sulla pista ciclabile del Canale Cavour -  SportOutdoor24
La strada alzaia del canale scorre tra campi, filari di pioppi e risaie sconfinate

Il percorso: da Chivasso ( fiume Po) a Santhià

Il canale attraversa tre province piemontesi: Torino, Vercelli e Novara. I comuni attraversati sono complessivamente 23. Partendo dalla cittadina di Chivasso si prosegue in direzione est già in aperta campagna e si sfiancano Castelrosso, Verolengo e Borgo Revel. In direzione sud il panorama sulle colline del Po è stupendo e quanto mai bucolico. Dopo questo tratto si attraversa la Dora Baltea e si giunge in territorio vercellese, precisamente nel comune di Saluggia. Si attraversano poi i comuni di Lamporo, Livorno Ferraris, Bianzè e Tronzano Vercellese e il canale si tiene ben lontano da questi centri, percorrendo porzioni immense di risaie, con rettilinei che si perdono nell’uniformità della pianura. per quasi 20 chilometri non si incontrano praticamente centri abitati, finchè non si giunge a Crova, sulle rive del canale.

Botte sifone - Wikipedia
L’attraversamento del Sesia mediante sifone presso Recetto

Il percorso: da Santhià al fiume Ticino

Da qui esso piega decisamente in direzione nord e attraversa tramite un sottopassaggio il torrente Cervo. Si attraversano qui i comuni di San Germano Vercellese, Santhià, Casanova Elvo e Formigliana. Il percorso del canale diventa poi tortuoso e dopo Greggio attraversa il fiume Sesia con una complessa opera a sifone ( il canale di fatto sottopassa il fiume). Attraversato il Sesia si passa in provincia di Novara e il canale continua drittissimo e maestoso in direzione est sfiancando Recetto, Biandrate e San Pietro Mosezzo. Ormai si è in vista della città di Novara e la cupola di San Gaudenzio compare imponente. Il canale serpeggia a nord dell’autostrada e si muove nel tratto forse meno bello del percorso, nella periferia novarese, tra impianti logistici, industrie e borgate. Oltrepassata la strada in direzione del Lago Maggiore il canale ritorna in aperta campagna e sfianca gli ultimi due comuni: Cameri e Galliate. Nel tratto finale il canale compie un poderoso salto ( sfruttato a fini idroelettrici) che conduce le acque residue nel fiume Ticino.

Sul Canale Cavour, la ciclovia Milano - Torino - Bicipolitana Network
Il Canale Cavour a Galliate, a pochi chilometri dall’immissione nel Ticino

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Cosa vedere in Provincia di Varese: il Sud della Provincia, l’Asse del Sempione e il Saronnese

Busto Arsizio e il Liberty

La città di Busto Arsizio ospita moltissimi esempi di architettura Liberty risalenti ai primi decenni del 1900. Tra di essi si possono citare i Mulini Marzoli Massari, Villa Leone, Villa Ferrario, Villa Ernesto Ottolini e Villa Enrico Ottolini. Il complesso dei Molini Marzoli è particolarmente interessante per via delle sue dimensioni e costituiva un centro molitorio di rilevanza nazionale. A Busto è anche presente il Museo del Tessile, ospitato in una fabbrica in stile Liberty. Tale museo è dedicato alla tradizione tessile bustocca.

Museo Maga di Gallarate

Il Museo Maga di Gallarate è un importante museo di Arte Moderna. Attivo fin dal 1966, dal 2010 è ospitato nella struttura attuale e ospita oggi oltre 5500 opere d’arte. Nel 2013 fu colpito da un incendio e rimase chiuso per due anni. Oggi è certamente una delle eccellenze del territorio gallaratese.

Museo arte Gallarate - Wikipedia

Santuario della Beata Vergine dei Miracoli di Saronno

Il Santuario venne creato per commemorare un miracolo avvenuto nel 1447 e fu costruito nella prima parte del Seicento. La facciata è imponente ed è stata realizzata da Lelio Buzzi e Giacomo Borroni. All’interno importantissimi sono gli affreschi di Bernardino Luini e Gaudenzio Ferrari. Il Santuario costituisce un tassello della Via Mariana che conduce dal Duomo di Milano ( Santa Maria Nascente) al Sacro Monte di Varese ( anch’esso dedicato alla Madonna).

Il santuario di Saronno - Recensioni su Santuario della Beata Vergine dei  Miracoli, Saronno - Tripadvisor

Castello di Cislago

E’ di proprietà della famiglia Castelbarco, originaria della Vallagarina trentina ma poi diventata influente a Milano. Prima di appartenere a questi nobili fu un castello visconteo e nella sua vicenda travagliata subì anche la distruzione da parte dei lanzichenecchi.

Castello Visconteo Di Cislago - Veduta esterna

Parco Altomilanese

Provvidenziale polmone verde dell’Asse del Sempione, è situato tra i comuni di Busto Arsizio, Castellanza e Legnano. E’ un PLIS ( parco locale di interesse sovracomunale) e occupa una superficie complessiva di 360 ettari. All’interno di esso passa un tratto della Via Francisca del Lucomagno e oggi è quindi un interessante punto di giunzione tra la Ciclovia del Naviglio Grande e la Pista Ciclabile della Valle Olona.

Retromarcia sulla riapertura del parco Altomilanese, slitta all'11 maggio

Parco del Lura

PLIS che costituisce un corridoio verde lungo la valle del torrente Lura, purtroppo pesantemente inquinato. Si protende da Lainate a sud fino alle sorgenti del fiume presso Fino Mornasco ed è un luogo ideale per passeggiate e gite in bicicletta, stante anche il percorso ciclabile che lo attraversa da nord a sud.

Boschi del Rugareto e Parco degli Aironi

Costituisce una grande area boschiva e un polmone verde tra Uboldo, Gerenzano, Cislago, Rescaldina, Marnate e Gorla. La sua estensione è notevole per essere un bosco di pianura e si può camminare per ore senza mai uscirne. A Gerenzano è presente anche il Parco degli Aironi.

Parco degli Aironi - Gerenzano

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Cosa vedere in Provincia di Varese: l’Area della Malpensa e del Parco del Ticino

Castello Visconti di San Vito

Il castello dei Visconti di San Vito si trova a Somma Lombardo ed è uno dei migliori esempi lombardi di fortificazione ad uso perlopiù abitativo. Edificato nel XIII secolo, fu abitato dai Visconti fin dal 1251. Nelle sale del castello si possono ammirare oggi diverse collezioni, da una bizzarra raccolta di piatti da barba a una collezione ornitologica di 360 uccelli impagliati.

Volandia, Museo del Volo

Volandia è un museo unico in Italia, in quanto è il più grande museo aeronautico italiano. La collezione comprende più di un centinaio di aerei dalle dimensioni più disparate. Inaugurato nel 2010, si è poi arricchito anche del Museo Flaminio Bertone, designer varesino considerato tra i maggiori a livello globale. Il museo dispone anche di una vasta area giochi all’aperto.

Volandia

Tornavento

Tornavento è una piccola frazione di Lonate Pozzolo. Nel 2019 è stato votato come il borgo più bello del Varesotto. La sua bellezza si deve soprattutto all’eccezionale posizione panoramica lungo la valle del Ticino, che permette di assaporare panorami unici, soprattutto al tramonto.

piazza tornavento

Le brughiere

Nella porzione sud-occidentale del Varesotto resistono ancora vasti lembi di brughiera, un ambiente naturale straordinaria caratterizzato da terreni particolari: impermeabili, acidi, poco propensi all’agricoltura. Tipici di quest’ambiente sono la presenza del brugo, della ginestra e del pino silvestre. Gli esempi migliori sono la Brughiera di Via Gaggio a Lonate Pozzolo e le Brughiere del Vigano e della Garzonera, tra Somma Lombardo, Golasecca e Vergiate. La prima permette un collegamento tra Lonate Pozzolo e Tornavento mentre le seconde ospitano bellissime pinete. Da non perdere la fioritura del brugo in settembre.

Panperduto e sistema dei canali

Il Panperduto è l’opera di presa che origina il Naviglio Grande e il Canale Villoresi. Oggi completamente restaurata, permette di scoprire il sistema unico dei canali lombardi. A partire da questa località si può proseguire a piedi o in bicicletta lungo la Pista Ciclabile del Naviglio Grande così come su quella del Canale Villoresi.

riapre Panperduto Somma gestore

Lanca di Castelnovate e Centrale di Vizzola Ticino

Il paesino di Vizzola Ticino ospita due gioielli: la Lanca di Castelnovate e la Centrale di Vizzola. La Lanca di Castelnovate è l’unico grande meandro del fiume Ticino e ospita spiagge, distese di ciotoli e un habitat unico in tutta la Pianura Padana. La Centrale di Vizzola è il più potente manufatto idraulico lungo il corso del fiume. Essa è stata costruita nel 1901 e i suoi salti rappresentano certamente un grande esempio di architettura idraulica.

Azione - Settimanale di Migros Ticino Il ritorno di Huckleberry Finn

Bosco del Monte San Giacomo

Il Monte San Giacomo con i suoi 427 metri è il punto più alto nel Parco Lombardo della Valle del Ticino. Questa collina, che si innalza alle spalle di Vergiate e delle sue frazioni di Cuirone e Cimbro ospita un frequentato anello pedonale che costituisce una delle più belle camminate del Varesotto. Ai piedi del monte Cuirone e la sua piana offrono un’atmosfera bucolica che si respira come in pochi altri luoghi.

BORGO DI CUIRONE (CUIRONE, VARESE) è il tuo luogo del cuore? Votalo e  salvalo con il censimento del FAI. Ricordati di far votare i tuoi amici!

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